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Filosofia minima

Il Cristo autentico amato da Tolstoj

di Gianfranco Ravasi

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20 febbraio 2010
Lev Tolstoj ritratto da Yasnaya Polyana il 23 maggio 1908, uno dei primi esempi di fotografia a colore in Russia. (Ullstein Bild)

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Tanti sono ovviamente i temi morali e spirituali che affiorano dalle pagine tolstojane. Vorremmo solo far balenare il motivo della coppia e della famiglia che si sviluppa a partire dall'infelice esperienza autobiografica, con una moglie critica nei confronti delle sue scelte sociali e ideali e coi figli egoisti e ricattatori (anche se bisogna riconoscere che era tutt'altro che agevole vivere con un personaggio imponente come Tolstoj). Emblematico è un altro gioiello letterario, il racconto La sonata a Kreutzer (1889-90), un'impietosa analisi del trapasso insensibile dall'amore all'odio assoluto e omicida all'interno della coppia. La stessa musica, evocata nel titolo "beethoveniano", diventa uno strumento dionisiaco di esasperazione: «Dicono che la musica abbia per effetto di elevare l'anima... sciocchezze! Non è vero. Agisce tremendamente... ma nient'affatto nel senso di elevare l'anima. Non la eleva né l'abbassa: l'esaspera». Nel grandioso romanzo Anna Karenina (1873-77) – che ha nel cuore proprio i drammi della coppia Anna e Vronskij, ma anche di Kitty e Levin e la difficile vicenda matrimoniale del fratello di Anna – Tolstoj scriverà: «Le famiglie felici si somigliano tutte; le famiglie infelici sono infelici ciascuna a modo suo».

E in lui rimarrà la nostalgia dell'amore nuziale e familiare, totale, unico e assoluto: «Se il fine del matrimonio è la famiglia, allora l'uomo che desidera avere più donne oppure la donna che ricerca più uomini, godranno sì di maggiori piaceri, ma non avranno una famiglia». Anche un personaggio di Guerra e pace, un soldato dissoluto e fin depravato, quando scopre la serenità e l'amore di un focolare domestico, esclama: «Amo la vostra famiglia!». L'uomo, per uscire dall'angoscia, deve ritrovare la forza rigeneratrice dell'amore e la purezza della coscienza, liberandosi dai modelli di vita di una modernità scomposta e riscoprendo la freschezza di un cristianesimo delle origini, spoglio e carismatico. È in questa luce che poniamo a suggello del nostro ritratto spirituale, molto scarno e approssimativo, del grande scrittore russo una sua preghiera-meditazione che ci è stata tempo fa suggerita dall'associazione italiana degli «Amici di Tolstoj».

«Non so se sopravviverò fino a domani, se oggi o domani vivranno o moriranno prima di me tutti coloro che io amo e coloro che mi amano; non so se sarò sano o malato, se sarò sazio o affamato, se sarò stimato o disprezzato dalla gente. So soltanto una cosa: che tutto ciò che mi accadrà e che accadrà a tutti coloro che io amo, sarà secondo la volontà di Colui che vive in tutto ciò che ci circonda e nella mia anima. E tutto ciò che accade secondo la Sua volontà è bene».

20 febbraio 2010
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